Biografia politica di Angelo Filippetti, medico socialista, ultimo sindaco di Milano prima del fascismo
Cento anni fa, nell’estate 1922, Angelo Filippetti si apprestava a passare alla storia quale ultimo sindaco socialista di Milano prima dell’avvento del fascismo e del lungo ventennio che ne sarebbe seguito. Con questo libro Jacopo Perazzoli non si limita però a mettere a fuoco la transizione violenta che si realizzò nel capoluogo lombardo. Tratteggia invece con maestria una biografia politica di Filippetti, muovendo da un presupposto: compianto in occasione della sua scomparsa, avvenuta il 10 ottobre 1936, anche da diversi illustri esponenti dell’antifascismo, ricordato all’indomani della Seconda guerra mondiale dal sindaco della Liberazione Antonio Greppi, che affermò di volersi rifare anche al suo esempio, oltre che a quello dell’altro primo cittadino socialista Emilio Caldara, oggi Filippetti è identificato al massimo, riprendendo una definizione di Walter Marossi, come «il sindaco dimenticato».
Eppure non fu affatto un personaggio secondario.Esponente di quella corrente del socialismo medico che si formò tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, fu militante socialista impegnato nella fondazione di circoli locali tra Arona, sua città d’origine, e Milano, dove all’inizio del Novecento fu sempre più attivo nelle istituzioni, senza però rinunciare al camice di medico dell’Ospedale Maggiore. Già primo presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Milano e assessore della giunta Caldara, durante la Grande guerra si distanziò dalla corrente turatiana, fino a divenire uno dei volti noti del massimalismo milanese. Dopo la conclusione del conflitto si aprì per lui la stagione più politicamente rilevante: quel corto triennio, dal novembre del 1920 all’agosto del 1922, in cui ricoprì la carica di sindaco socialista di Milano. Ma da questa funzione fu cacciato dal colpo di mano condotto da fascisti e nazionalisti, che arrivarono a occupare Palazzo Marino grazie al fattivo supporto del prefetto Alfredo Lusignoli e del “Corriere della Sera”.
Ragionare intorno alla figura di Filippetti, alla luce del suo profilo personale dalle molteplici sfaccettature, diviene l’occasione per affrontare diverse questioni: le correnti di pensiero all’interno della medicina italiana nella prima età contemporanea; il tessuto urbano, economico e sociale di Milano tra Ottocento e Novecento; gli equilibri, invero quantomai precari, del PSI fino all’ascesa del fascismo; l’atteggiamento di quegli organismi dello Stato che, preposti formalmente alla sua difesa, non riuscirono (o non vollero) opporsi alla presa del potere delle camicie nere; gli spazi di movimento parecchio limitati per coloro che decisero di restare in Italia nonostante la nascita di un regime totalitario come quello di Mussolini.
Completano il volume la prefazione di Ezio Mauro, la postfazione del pronipote Andrea Jacchia e uno scritto di Andrea Torre, archivista dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, dove sono conservate le carte private di Angelo Filippetti.
Jacopo Perazzoli, assegnista di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Bergamo, è redattore di “Rivista storica del socialismo” e degli “Annali” della Fondazione Francesco De Martino. I suoi interessi di studio riguardano l’evoluzione teorica e politica dei partiti socialisti occidentali nel corso del Novecento. Tra le sue recenti pubblicazioni: Il socialismo europeo e le sfide del dopoguerra (Milano, 2018), Aldo Aniasi, la tela del riformista (Milano, 2020) e «Per la pace del diritto». Woodrow Wilson e la sua eredità, dalla Grande Guerra allo shock della globalizzazione (Roma, 2022).
