“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.”
Immanuel Kant, Critica della ragion pratica
Chi sono? Chi siamo? In un caleidoscopico avvicendarsi e sovrapporsi di personaggi, dialoghi e piani narrativi, vengono qui messi in scena, come in una pièce teatrale, frammenti di vita – o meglio, di sette vite – che si interrogano su cosa sia e come si raggiunga l’Uno. In un inestricabile gomitolo di pensieri assordanti e voci silenziose, a momenti di sconcertante caos interiore e assillanti dubbi sulla non esistenza, se ne alternano altri di grande lucidità e profondità intellettuale, in cui chi parla si abbandona a rivelatrici riflessioni filosofiche: a volte, è il punto di vista del malato che può illuminare la mente di chi malato pensa di non essere ed è così che un Messia in scarpe da ginnastica insegna che serve dimenticare per scoprire, che il senso nasce dalla sua assenza e che l’ordine sta nella sua stessa impossibilità.
Il 24 aprile 1974, nasce Matteo Peter Bonafede, con quel secondo nome tanto voluto dai genitori Mauro e Carla come compromesso tra l’omaggio al nonno Pietro e la vena contestatrice degli anni ’70. Assistendo, fin da bambino, alle lezioni private della madre, professoressa di filosofia, Matteo scopre prestissimo la materia, se ne innamora e la coltiva fino ai suoi studi universitari. L’essersi calato tanto a fondo nelle questioni filosofiche, alla fine, lo porta ad una mancata laurea, sfumata per un’intensa crisi esistenziale dalla quale riemerge dedicandosi all’altra sua grande passione, l’arte orafa, mutuata dal padre insieme al diletto per la pesca a mosca. E così Matteo diventa maestro d’arte orafa, fonda l’Associazione Nazionale degli Artisti Artigiani e scrive il Manifesto dell’Artigianato d’Innovazione. Nel 2002, sposa Greta Penacca, artista e pittrice con cui avrà i figli Elia ed Emma, oggi nel pieno dell’adolescenza.
