Attraverso l’analisi delle opere di Alfredo Panzini (1863-1939), il libro affronta alcune questioni linguistiche riguardanti la storia dell’italiano nei primi decenni del XX secolo, momento cruciale nella formazione della lingua unitaria novecentesca. Autore di una notevole produzione lessicografica, manualistica, grammaticale, oltre che narrativa e giornalistica, Panzini fu un interprete eccezionale e attento dei cambiamenti che coinvolsero la lingua italiana a partire dalla fine dell’Ottocento, in relazione con le trasformazioni sociali del Paese e con alcuni specifici, e traumatici, eventi storici, come la Grande Guerra.
A testimonianza delle ricerche linguistiche di Panzini e della sua attenzione verso l’orizzonte dell’uso restano, innanzitutto, le sette edizioni del Dizionario moderno. Proprio le voci lessicografiche, nel loro intreccio di dati oggettivi e giudizi personali, e nel dialogo intertestuale che intrattengono con la restante produzione dell’autore, costituiscono il filo rosso dei capitoli di questo libro. Ciò che emerge è da un lato la capacità di Panzini di guardare alle parole quali elementi vitali della lingua, facendone così sintomi e chiavi della realtà, dall’altro la sua sensibilità nel cogliere alcuni sviluppi dell’italiano moderno e, di conseguenza, il suo ruolo di mediatore verso la lingua del Novecento.
Matteo Grassano è ricercatore in Linguistica italiana all’Università degli Studi di Bergamo. Si occupa di storia della lingua e della linguistica italiana, con particolare riferimento all’Ottocento e al Novecento. È autore di La prosa parlata. Percorsi linguistici nell’opera di Edmondo De Amicis (FrancoAngeli, 2018) e Il territorio dell’esistenza. Francesco Biamonti (1928-2001) (FrancoAngeli, 2019).