Michele Kerbaker (1835-1914)
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Un profilo
di Alice Crisanti
Un «uomo tutto dedito agli studi, fornito d’ampia e profonda dottrina, dotato d’un indole soave e tranquilla»: così il provveditore di Cuneo quando il giovane professore di Greco e Latino Michele Kerbaker (1835-1914) – laureato in Lettere a Torino nel 1857 con una premonitrice tesi sulla cacciata dei Mori dalla Spagna – oscilla ancora, in provincia, fra i licei di Alba, Mondovì, Ivrea. È l’inizio di uno dei tanti professorali ‘viaggi in Italia’, che porterà il piemontese a ‘napoletanizzarsi’, prima in un liceo nel 1867, e quindi – altro fisiologico sviluppo d’epoca – all’Università, per quarant’anni, ma prima ancora a quello che è destinato a diventare l’Istituto Orientale. Questo saggio ne segue la traiettoria con dovizia di documenti originali d’archivio. Vari sono i fronti di avanzamento della ricerca. Si ricostruiscono le origini di un vasto campo di ricerca disciplinare, l’indianistica, di cui Kerbaker è un padre fondatore, con i suoi accademici ‘figli’ e ‘nipoti’; i meccanismi di cooptazione, i nessi ravvicinati fra ministri della Pubblica Istruzione e la rete di docenti chiamati a fare scuola, università e in definitiva la nuova Italia. Tutto va inventato, anche le competenze. Kerbaker sa molte lingue, orientali e no, ma quando traduce i grandi poemi epici delle altre religioni e culture da esplorare può apparire più letterato che filologo. Crisanti lo riscopre anche come assiduo e rigoroso uomo delle istituzioni, insegnante, direttore, ispettore. E poiché tra le fonti privilegiate sono i carteggi, il pianeta-Kerbaker incrocia una folla di personaggi: vite quotidiane – itinerari e relazioni – di professionisti dell’alta cultura.
Collana: Saggi Biblion
Anno: 2025
Pagine: 132
ISBN: 978-88-3383-494-8
