My skirt is rolled up over bare knees
when I arrive and fling my schoolbag
aside, full of homework I haven’t started
yet – page after empty page to be filled
with irregular verbs
of the future tense.
La mia gonna arrotolata mostra le ginocchia
quando arrivo e butto a terra
la cartella, piena di compiti che non ho ancora
iniziato – una pagina vuota dietro l’altra
da riempire di verbi irregolari
al futuro.
Doireann Ní Ghríofa (Galway, 1981) è una poetessa e scrittrice bilingue: scrive e traduce in gaelico e in inglese, dando vita a un’opera letteraria che utilizza due codici linguistici e la relazione tra loro per indagare i temi fondamentali della nascita, della morte, del desiderio e della vita familiare. Alla sua prima raccolta Résheoid (“moonstone” in inglese), uscita nel 2011, ne seguono altre due in gaelico, mentre l’esordio poetico in lingua inglese avviene con Clasp nel 2015. I suoi ultimi lavori in versi sono Lies (2018, da cui sono tratti i testi qui tradotti) e To Star the Dark (2021). Nel 2020 esce il romanzo A Ghost in the Throat (Tramp Press), in cui l’autrice ripercorre i passi e le parole di un’altra poetessa, Eibhlín Dubh Ní Chonaill, nata nel 1743 e autrice del Caoineadh Airt Uí Laoghaire, un lamento che narra l’uccisione del marito per mano degli inglesi e il dolore per la sua perdita. In un percorso che intreccia vicenda personale e studio, Doireann raccoglie le parole di Ebhlín e le traduce in inglese, costruendo un ponte tra passato e presente e riportando alla vita una storia dimenticata. Il libro – tradotto in Italia da Claudia Durastanti per Il Saggiatore (Un fantasma in gola, 2022) – è stato insignito del James Tait Black Prize e votato come “libro dell’anno” agli Irish Book Awards.