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GERTRUDE ELISABETH MARGARET ANSCOMBE: DONNA FIERA E CAPARBIA, “FILOSOFA MILITANTE” TUTTA DA SCOPRIRE

Il pensiero e la vita di Gertrude Elisabeth Margaret Anscombe (1919-2001) – nota principalmente come esecutrice testamentaria e curatrice degli scritti del suo maestro a Cambridge, Wittgenstein, ma per lo più trascurata come pensatrice autonoma – ritornano finalmente all’attenzione, grazie al nuovo volume a lei dedicato sotto la curatela di Annabella d’Atri per i tipi di Biblion Edizioni: Saggi di filosofia pratica.

Donna intransigente, dimostrò sempre un carattere consapevole e fiero, testimoniato da un lato dall’appellativo di “Dragon lady”, attribuitole nell’ambiente accademico, dall’altro dall’ostilità e dall’isolamento che spesso si attirò da parte dei pensatori contemporanei. Prese parte a un gruppo di filosofe che fiorì a Oxford durante la Seconda Guerra Mondiale, dando vita a una straordinaria scuola di filosofia al femminile che si proponeva di «comprendere questo nostro mondo profondamente enigmatico (puzzling) piuttosto che sconfiggerci l’un l’altro nelle dispute meramente accademiche.»

E la Anscombe fece suo questo principio al punto tale che si ritrovò ad applicare le metodologie proprie del ragionamento filosofico in qualsiasi ambito, non solo nelle questioni classiche della storia della filosofia, ma a ogni questione di vita reale e agli eventi che segnarono la storia mondiale del Novecento: in questo risiede la ricchezza del suo pensiero, una “filosofia pratica” finora oggetto di un malcelato pregiudizio, forse a causa di un pensiero etico ritenuto minato alle origini dalla ferrea fede cattolica della donna.

Al di là di qualsiasi giudizio etico, Annabella d’Atri intende oggi presentare questa figura sotto una nuova luce, proponendone una riscoperta priva di preconcetti, attraverso la lettura integrale, in un’ottima traduzione italiana, di tre saggi – La laurea al Sig. Truman, Intenzione e La Filosofia Morale Moderna – scritti dalla Anscombe nel biennio 1957-1958 e accompagnati da un’accurata introduzione, che fornisce un quadro esaustivo degli argomenti in essi affrontati.

Le parole e i testi della stessa Anscombe evocano nel lettore l’immagine di una vera e propria  “filosofa  militante”, in un duplice senso: innanzitutto, per il fatto che non depose mai le armi del ragionamento rigoroso, neanche nella sua vita privata, come testimonia la figlia Mary, che ricorda quanto la madre prestasse «attenzione filosofica alle circostanze più ordinarie della sua vita»; ma, soprattutto, poiché partecipò con le proprie armi argomentative e dialettiche alle battaglie civili che riteneva necessarie per la difesa della dignità dell’essere umano (aborto, eutanasia, utilizzo dei metodi contraccettivi); certo, nel far questo, attinse dalla fede cattolica una forte motivazione a affermare le proprie idee con determinazione.

Con la stessa caparbietà e forza morale si espresse anche in merito agli avvenimenti drammatici che, nel pieno Novecento, colpirono l’Europa e il mondo, devastandoli, togliendo all’uomo qualsiasi certezza, qualsiasi punto fermo, e rivoluzionando la visione della realtà.

Gli accadimenti storici, infatti, inizialmente presentati come tali dalla Anscombe, vengono poi ricondotti alla loro natura di azioni compiute da uomini influenti e di decisioni assunte sulla base di determinati «ragionamenti pratici», oltre che dell’«intenzione».

Particolarmente interessante si dimostra, a questo proposito, l’opuscolo La laurea al Sig. Truman, frutto della trascrizione di una serie di lezioni attraverso le quali la filosofa si oppose tenacemente alla volontà del Senato accademico di Oxford di conferire la laurea ad honorem al Presidente degli USA. Dopo una lucida ricostruzione dei fatti storici dell’agosto 1945, momento in cui Truman diede l’ordine di sganciare la bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima, pur conoscendo bene le funeste conseguenze che ne sarebbero derivate per le popolazioni civili, la Anscombe lascia spazio a una serie di rigorose argomentazioni, basate su una profonda riflessione in merito al concetto di intenzione. La decisione finale, che dai più era ritenuta un’azione voluta non come fine, ma in  quanto mezzo necessario per ottenere la pace, si rivela essere, attraverso la descrizione che ne fornisce la Anscombe, un vero e proprio «assassinio di innocenti»: Truman, conclude la pensatrice senza lasciarsi intimorire da falsi moralismi, è da considerarsi un assassino e, di conseguenza, per il Senato di Oxford sarebbe un’azione moralmente ingiusta concedergli un’onorificenza!

«Descrivere l’azione umana sarebbe qualcosa di enormemente complicato, se consistesse nel dire che cosa è realmente implicato in essa – nonostante un bambino possa fornirne un resoconto!».